giovedì 18 ottobre 2012

Le pieghe della vita.




 


Da qualche tempo, abbiamo iniziato a dare un biberon di latte ad Arturo ogni sera intorno alle 23.
E' uno dei tentativi messi in atto per provare a farlo (notare il pronome) dormire meglio la notte. Abbiam seguito il consiglio della pediatra (e di Paola) e le cose sono in effetti un pò migliorate.
Ma non è questo il punto, il punto è un pensiero fatto l'altra notte con lui in grembo tutto addormentato dopo "la spaghettata di mezzanotte".
Era (ed è) una sensazione meravigliosa averlo che dorme in braccio per quei 5 minuti prima di rimetterlo giù (voi vi rimettereste a letto, subito dopo una spaghettata di mezzanotte?!?); un cucciolotto bello tranquillo e inerme, con quel suo respiro da nasino piccolo piccolo e forse un pò chiuso...
Insomma, mi stavo godendo quei 5 minuti quando ho pensato a due cose: la felicità e gli aspetti culturali legati ad avere figli. Nientepopodimeno, commenterete. Andiamo con ordine..

La sequenza è stata questa: "Dio, che bella sensazione, non conoscevo questa parte di me"..poi ho pensato a quando, rispondendo ad un amico su cosa avessi imparato dall'esser diventato padre, dissi "Ad aver pazienza...ma non ad averne di più, ad averne di un altro tipo..che prima non avevo".
Quindi ho pensato: avere figli ti dà la possibilità di scoprire parti di te che semplicemente (attenzione perchè questa parola è importante per il prosieguo del ragionamento...) non incontreresti mai nella vita non avendone.
E fin qui, il concetto non è nuovo...

Poi però ho pensato: "Si, ma quante cose (leggasi parti di me) io non conoscerò mai perché non faccio (altre) esperienze forti nella vita?" (Attenzione, sgancio la bomba) "Avere un figlio, può aver lo stesso impatto nella vita di un viaggio (vero, ben fatto, di quelli che magari ci si ferma lì...) in India...". La spiritualità, per dirne una, con tutta la sua portata, uno che ha 3/4 figli può anche non sfiorarla mai nella vita. E viver contento. Idem, almeno questa è la mia convinzione, quella dolcezza potente che provo nel tenermi Arturo che dorme addosso.

L'importante è esser felici e sentirsi "pieni"...poi come ognuno lo faccia, secondo me conta poco.
Lo dico perché avverto sempre questo macigno culturale (non parlo delle sofferenze reali di chi cerca e non trova...) qui in Italia dell'avere figli come realizzazione di sè. E la relazione con la paura (che ho provato pure io, sia chiaro...) di non averne mai..
Secondo me è un pò una bufala, la Felicità è roba assai più complessa...che si nutre di tante cose.
Qualche anno fa, io e Vi eravamo a Novara...stavamo assieme da qualcosa tipo 12 anni, avevamo un lavoro, ci eravamo sposati e molti si saran chiesti "Cosa aspettano a fare figli?".
Le possibilità che sembravamo avere erano due: fare un figlio oppure no.
Scegliemmo la terza possibilità: andammo a Berlino in cerca di felicità.

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