lunedì 4 gennaio 2010

Cartoline dall'Italia.


Ed eccoci. Zuruck again.

Dieci giorni in Italia. E non si può dire siano volati. Sono successe molte cose: alcune molto brutte, altre molto belle e la maggior parte che stan nel mezzo. Tante, tante co(r)se. Impossibile raccontarle o anche solo tentare di spiegarle. Mi affido alla "solita" lista di cose che mi son segnato tra un bacio, una telefonata, una lettura, uno spegner di luce a fine giornata.


Proviamo. Ecco qui (in ordine sparso) i giochi di luce e penombre di quei giorni.


"Imagine" di John Lennon che suona in macchina di notte in Autostrada.


Gli occhi lucidi nel salutare la Giò e Ale.


La casa nuova del Nonno.


La dolorosa sensazione di aver sbagliato molti pensieri.


Vino, vino, vino, Irish mist, Cuba Libre.


Il clamoroso e sistematico (grazie mille, cara, sei stata mitica!) gioco d'anticipo di Carolina.


La campagna di neve e nebbia.


La simpatia di Leo.


L'affetto di tanti, che cerco di ricambiare.


Marcorè che fa Ligabue.


L'aggressione ai simboli di potere.


Il Toio che suona il sax sulla porta di casa e i vicini che accorrono per le congratulazioni.


Nadir " Fino a qualche anno fa siamo stati bravissimi ad apparecchiare il territorio, poi ad un certo punto abbiamo iniziato a non capirci più un cazzo e l'abbiamo distrutto".


L'ultima boccata di sole sopra le nuvole prima che l'aereo scendesse tra le nuvole verso Berlino.


Il fritto misto all'Anice Stellato.

Gli sms di Michi e Dani. Che vicinanza.

4 letti in 10 giorni.

L'sms di Granetto.

I biscotti di Ale.

La brutta notizia.

Gli incroci di Bergantino.

La Jaky che mi cerca uscita dalla sala parto.

Sentire la Cioppy (in almeno due sensi).

Anita che ti ribalta quando vuole.

Mia mamma che cerca di convincere la tartaruga (quella che deve far finta di essere anfibia..) ad andare in letargo.

Il Nonno che ride sgommando sulle rotonde cariche di neve.

Addormentarsi ascoltando gli Arcade Fire nell'Ipod a letto.

Quel senso di familiarità a casa di Lara e Ste.

Il cimitero ricoperto di neve fresca.

La firma.

L'aggressivo nervosismo di alcuni milanesi (ma anche novaresi) alla guida.

La dolorosa sensazione di aver azzeccato molti pensieri.

Il senso di pesantezza provata nella tirata di quell'amico lì.

Le parole che dovevo a mia mamma.

Guidare piano e con la radio spenta, cercando di ascoltare i pensieri soffici.

La telefonata di Fabio della vigilia "c'è un cambiamento di programma..."

La passeggiata con la Sofi nella nebbia a scattare.

Il sole di Venezia.

I cinesi di Giorgino.

Il tragitto (quante emozioni!) da Carbonara a Trento con in testa la frase "Between the click of the light and the start of the dream..."

Il dover essere io a. Eccheccazzo, basta.

Il fatto che un sacco di gente (non pendolari e persone con reali problemi) non riuscisse a godersi una super nevicata come una cosa splendida.

Mio fratello.

Il senso di comunità che si sente ancora in Veneto.

La stanghetta di Mou degli occhiali del nonno.

Nadir e Debora che ci accompaganano all'aeroporto.

Mia mamma al telefono "Abbiamo una felicità bellissima!".

"Canzone del post": "No cars go", naturlich. A presto!